Perché a me?

Perché a me?

Nasciamo per un motivo e moriamo per un motivo…tutto ciò che di bello o di brutto ci accade è sempre per un motivo!

Non ci posso fare nulla ma sono un Ingegnere, figlia di un ingegnere e di una matematica, moglie, sorella, duplice cognata, nipote e cugina di ingegneri (mi fermo qui vah ahahah).

Questo per dirvi che il “razionale” é nel mio DNA non solo nella mente è proprio nell’anima.

Pertanto, in tutto ciò che faccio ho la tendenza di analizzare le cose come se fossero dei “problemini” di geometria…ricordate “tesi” e “ipotesi”? Beh queste le applico alla vita e ciò che mi succede per rispondere alle domande che mi pongo quotidianamente.

Ingegneria VS Medicina

Questo per anni, poi tutto d’un tratto, ho scoperto che la Medicina è totalmente diversa dall’Ingegneria anche se poi sempre di scienza stiamo parlando…

Non ci sono verità assolute, ci sono sempre condizioni differenti, varie sfumature, esiti diversi, interpretazioni diverse, molteplici risultati…il tutto però partendo dalla stessa equazione! Una cosa strana e a me sconosciuta…

Da qui, però, per un po’ di tempo, ho appreso che è proprio la vita a non avere delle regole certe ma dopo poco sono ritornata lì, alla ricerca di motivazioni, per capire le cose e scovare le famose “regole” del gioco…

Il non trovare il “bandolo della matassa” con il tempo mi ha mandato fuori di testa, più e più volte…ma per il momento c’è poco che si possa fare, la medicina ed i medici hanno troppo potere sulla scienza e sul progresso della nostra società. Proprio per questo fatto, non mi stanno simpatici dal principio.

Ho la sindrome da “camice bianco”. Io la definisco così ed ora non sono la sola in famiglia a pensarla in questo modo purtroppo…

Il Perchè del mio cancro

Il cancro é arrivato improvviso ed il “Perché a me?” è stato subito facile domandarselo.

Perché a me che svolgevo una vita sana e regolare?

Perché a me che avevo una bella famiglia?

Perché a me che ero appena sposata?

Perché a me che ero in procinto di avere figli?

Perché a me che avevo un lavoro piuttosto soddisfacente?

C’è sempre un perchè, ora lo so!

Già allora guardavo le cose che mi accedevano o meglio che mi erano accadute in passato dandomene la colpa dei fatti presenti e ricercando la soluzione del “problema”

Andando avanti mi veniva detto “Francesca, basta domandarti “Perché a me?” , le cose accadono e basta. Vai avanti!” ed io niente, stavo sempre lì ad analizzare ogni singola cosa colpevolizzando gli altri per avermi fatto soffrire

Perché si, è più facile prendersela con gli altri piuttosto che guardare dentro sé stessi!

Nulla accade per caso

Recentemente una donna sconosciuta mentre mi faceva un massaggio (si, un semplice massaggio rilassante che però si é trasformato in una confessione reciproca di esperienze di vita molto intensa e profonda) mi disse: “Non devi domandarti “Porque” domandati “Para que”” (con il suo accento spagnolo era fenomenale!).

E via lì a chiedermi il fine ultimo…

Ma il “Perché (o porque) a me?”, seppur offuscato per un pò, riemergeva sempre preponderante non ricominciando, quindi, a voler analizzare i fatti così che accadevano…

Quest’estate ho addirittura letto un libro (anzi due – che poi sono uno il seguito dell’altro anche se non esplicitamente dichiarato) di un tale a me sconosciuto poi scoperto tanto famoso (per non ho capito cosa poi…) chiamato Paolo Stella.

Paolo racconta bene le sue vicende sia in Meet me alla boa (tramite pseudonimi e romanzando il tutto un po’) ma ancora meglio in Per caso (tanto in caso non esiste) che non è altro che un esempio dell’applicazione del caso (chiamatelo fato, chiamatelo segno divino o altro) a quello che gli succede nella vita.

Peccato poi che Paolo la domanda “Perché a me?” di tutto ciò che racconta non se la pone o forse se l’è posta nel privato (chissà…) e questo “romanzo” mi è sembrato alla fine solo un racconto della sua “storia”.

Dal momento in cui quest’ultimo libro è stato solo un tramite per trovare delle soluzioni dentro di me, comunque, non mi sarebbe interessata la sua risposta. Poi in fondo… bella storia, bello il finale, bello tutto ma anche che mi importa a me delle pene e/o vicende altrui. Mi bastano già le mie!

Altrimenti, ne discenderebbe che, se tutti noi scrivessimo e pubblicassimo le nostre storie di vita, avremmo a testa più di un’enciclopedia…anzi, intere biblioteche! visto e considerato che al momento, mediamente, una persona in Italia vive all’incirca 83 anni. Ah no ora c’è il digitale, gli “e-bookssss” quindi: problema risolto! Anche se io sono per i libri cartacei tutta la vita! Tutt’altra storia, scomodi questo sì, ma la sensazione della carta tra le mani, del suo odore, la vista rilassante dei caratteri stampati (se non scritti con caratteri per diventare ciechi!), il piegare le “orecchie” alle pagine o le sottolineature del testo a matita non me le leva nessuno! 

In fondo, non so poi se ognuno di noi abbia tanto da scrivere su di sé. Forse sono io che avrei tanto da raccontare, chissà … ma i fatti miei sono miei non li scrivo, al massimo li racconto a voce per ora, li vivo e li analizzo… questo si!

Tra passato e futuro vince sempre il presente

Tornando al “Perché a me?”, prima dicevo che avevo iniziato a ricercare queste “soluzioni” in termini di risposte nel passato.

Oggi, dopo anni di duro lavoro con grandi professionisti (a cui devo molto e che hanno permesso di trovare in me i giusti strumenti per capire tutto bene o almeno provarci), posso finalmente dirlo:

la risposta ai miei “Perché a me?” NON va cercata nel passato né nel futuro ma solo nel PRESENTE.

Questa scoperta non la devo a quello che si definisce “giuda all’illuminazione spirituale” che sto leggendo attentamente da mesi e che sottolineo in ogni pagina ovvero “il Potere di Adesso” di Eckhart Tolle.

Un bel libro, molto ma molto interessante, che mi ha dato e mi sta dando maggiori strumenti di autoanalisi che prima sottovalutavo ma che in realtà non scopre nulla se non che è fondamentale concentrarsi sull’Adesso e sul “qui e ora”.

Questa “pratica” però la mettevo già in atto da diversi anni da sola, ovvero da quando mi è stata diagnosticata la fase ultima (stadio IV) del tumore al seno quello detto “metastatico, ad oggi non guaribile e definita malattia “cronica”.

Con tale diagnosi la mia visione del futuro si è annullata in quanto ho sempre inteso che sarei morta presto (anche se le cure per allungare la mia vita ci sono e, fortunatamente, ce ne saranno sempre di più grazie alla ricerca), che non esisteva una cura definitiva per il mio “male”, che a lungo andare le cure avrebbero messo a dura prova il mio corpo e chi più ne ha più ne metta. Tutti pensieri poco incoraggianti

Pertanto, consapevole che tutti prima o poi siamo destinati a morire per una malattia o per “fatalità”, ho iniziato a godermi a pieno il momento presente come se ci fosse solo quello per me, pensando che ogni giorno fosse il mio ultimo giorno su questa terra. E da lì, ho abbandonato le aspettative, le speranze nel futuro ed ho smesso di rammaricarmi sui fatti accaduti nel passato.

Vivo, da allora, ogni istante come un dono preziosissimo cercando tutte le risposte ai miei “Perché a me?” solamente quando le cose mi accadono, prendendomi il mio tempo per analizzarle e rifletterci sù.

Ed ora mi è tutto chiaro

Il problema che genera le cose sta in me stessa non negli altri né tanto meno nel mondo circostante. Ma dato che, il mondo circostante e le persone che lo popolano generano in me il problema alla base del mio malessere, il processo è ciclico ed io non posso far nulla per arrestarlo. Al momento ciò che posso fare, quindi, è solo contenerne gli effetti del mio “disagio interiore”, sopportando con pazienza al livello “esteriore”, provando a lasciare correre per quanto possibile.

“Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici,

trattenga la sua lingua dal male

e le sue labbra da parole d’inganno;

eviti il male e faccia il bene,

cerchi la pace e la segua,

perché gli occhi del Signore sono sopra i giusti

e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere;

ma il volto del Signore è contro coloro che fanno il male”

(Prima lettera di san Pietro, apostolo 3,10-12)

E quindi?

Tutto questo scrivere ha un senso per me e, nella mia testa, è piuttosto chiaro.

Ora provo a spiegare meglio il senso per chi legge e per chi non lo trova nelle parole fin qui scritte.

Tutto ciò che si verifica, sia in termini di fatti che circostanze, ci accade per un motivo dettato da un’entità superiore (in cui crediamo o meno).

Al livello fisico, quindi del nostro corpo, le circostanze (malesseri/malanni/malattie) che ci colpiscono nel corso della nostra vita non sono altro che generate da un “disagio” o “conflitto” interiore che ognuno di noi ha in quel determinato momento che, poi, si manifesta nel nostro corpo. 

Alla base di questo processo c’è la relazione mente-corpo-psiche/anima e le leggi che regolano tali rapporti (chiamatele biologiche o come pare a voi). Proprio queste relazioni sono la chiave di lettura per far fronte alle diverse problematiche che ci si pongono davanti. E’ importante, quindi, curare il proprio corpo attraverso la medicina ma è altrettanto importante agire sulla propria psiche/anima. Questo al fine di poter risolvere quei conflitti interiori che concorrono alla formazione di tali malesseri e che portano poi il corpo ad ammalarsi ulteriormente. 

Non esiste la “bacchetta magica” per alleviare i nostri disagi perché se non li scardiniamo da dentro, da noi stessi, questi ritorneranno sempre.

Così come il corpo anche la psiche ha bisogno, a volte, si aiuti esterni.

Tutto però parte da noi stessi. Solo ognuno di noi può capire e scovare i propri disagi interiori, prima che arrivino a manifestarsi sul corpo, tramite un’autoanalisi profonda di sé stessi. Più sono grandi i disagi più è importante chiedere aiuto ad esperti con i quali avviare detto processo introspettivo

Questo per dire che nessuno al di fuori di noi stessi può mettere mano alla nostra “stanza dei bottoni” per disinnescare un processo che noi generiamo e, molto spesso, autoalimentiamo costantemente. 

Sta tutto qui, in noi stessi, nella nostra “macchina” apparentemente imperfetta che lo è solo perché è immersa in una società tutt’altro che perfetta e che genera disagi e conflitti interiori e quindi esteriori a chiunque.

Io ci ho impiegato tanto a capire tutto questo ed ora mi sono finalmente tolta il “prosciutto dagli occhi”, mi sono risvegliata dal torpore e dall’ipocrisia da cui siamo sommersi tutti i giorni.

Ora tocca a voi, se volete potete iniziare a farlo…

Salute, pace e amore!

La vostra “non guru” Francesca

 

2 commenti su “Perché a me?”

  1. Molto significativo e condivisibile quanto scrivi, cara Franci, grazie per le tue riflessioni sentite e ottimamente elaborate!
    Dici bene che se tutti ci mettessimo a scrivere le nostre autobiografie, e ognuno avrebbe qualcosa da dire con più o meno dettagli di vissuto, invece è più importante riflettere su quanto accade a noi, al prossimo, nel mondo e, per quanto possiamo, filtrarlo nel bene, senza appunto perdere mai di vista il nostro essere, che include per l’appunto mente/corpo/anima e che va curato con rimedi naturali (ecco perché dobbiamo rispettare l’ambiente e non distruggerlo come si fa ogni giorno solo per i piaceri e i fini egoistici e opportunistici di ognuno) e nutrito bene con cibo sano e buone relazioni sociali.
    Sulla scienza… è sperimentale, quindi da prendere con le pinze…ci piace e comoda il progresso, che però deve rispettare l’umanità…e mi pare che tutte le pratiche attuali siano contro l’umanità… comunque ognuno di noi può e deve fare la sua parte esattamente nel qui ed ora con la giusta sensibilità e comprensione, senza pretese, arroganze, falsità, mistificazioni.
    Il viaggio dell’umanità continua, non è mai esistita un’età dell’oro, se non nel mito e giustamente nel nostro immaginario, il che va bene perché ci conforta, quindi bisogna puntare su educazione, autonomia di pensiero, risveglio delle coscienze ben bene offuscate, ridurre il consumo di tutto perché non serve, e contribuire ai miglioramenti per quanto è nelle possibilità di ognuno.
    Con i migliori propositi, anche quelli solo “inutili”, ma tanto utili per l’anima!
    Un caro saluto,
    Antonella

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