La mia diagnosi

La mia Diagnosi di tumore al seno: perché è importante richiedere più di un parere medico

Oggi voglio raccontarvi la mia esperienza in tema di diagnosi di tumore al seno che dimostra l’importanza di avere sempre una chiara e competente valutazione specialistica anche passando attraverso il consulto di più di un parere medico.
Come ho raccontato nel precedente articolo, durante una visita di controllo al seno la mia ginecologa si accorse al tatto di una pallina piuttosto superficiale nel seno destro e per indagare mi prescrisse una ecografia mammaria.
Avendo piuttosto urgenza mi rivolsi ad un centro polispecialistico presso il quale avevo già fatto dei controlli in precedenza, lo Studio Medico Colombo.
Ero tranquilla, per me era un classico controllo di routine e per questo, come sempre, andai sola. La dottoressa che mi visitò per prima cosa mi chiese se c’erano dei precedenti casi di tumore al seno in famiglia ed io risposi di no. Ricordo che mi passò la sonda più volte sul seno, su e giù a destra e sinistra, mi controllò l’ascella e alla fine il responso. “Signora non si preoccupi é un addensamento ghiandolare, torni per un controllo fra 6 mesi e rivalutiamo”.

Uscita dalla visita telefonai prima a mio marito, poi a mia madre e poi ne parlai con una mia amica; a tutti raccontai l’esito e manifestai qualche dubbio su quella diagnosi. Tutti mi rassicurarono dicendomi che ero io quella troppo malfidata, che dovevo stare tranquilla del risultato dato e che poteva capitare di avere dei noduli al seno di natura benigna.

Ricevuto questo responso rincuorante non avvisai subito la mia ginecologa ma mi concessi un bel viaggio con mio marito ad Istambul per festeggiare il nostro primo anniversario di matrimonio… fu un viaggio come altri ma in me c’era meno spensieratezza del solito, talvolta mi capitava di ripensare alla visita effettuata qualche giorno prima …c’era ancora qualcosa che mi turbava…

Voglio vederci chiaro

Tornata a Roma, andai dalla mia ginecologa e le mostrai il referto. Lei subito storse la bocca “Voglio vederci più chiaro” mi disse “Dobbiamo dare un nome e cognome a questa massa”. Io che mi ero accontentata del referto medico della specialista, all’inizio ero piuttosto contrariata. Lo vedevo come un atto di pignoleria della mia ginecologa, che era solita farmi fare sempre mille accertamenti…e invece…

Lei mi suggerì un centro al quale si affidava spesso per approfondimenti del genere, all’EUR gestito da due dottoresse in gamba. Andai subito, ma dopo un’attento esame svolto sia con ecografia che con mammografia, entrambe le dottoresse andarono in crisi. Mi dissero che era complicato definire quella massa e che questa, seppur superficiale, non era ben rilevabile con le due indagini effettuate… uscii dallo studio con ancora più dubbi.

I giorni seguenti mi rivolsi ad un’ennesimo centro (I cavalieri di Malta) sperando di riuscire finalmente a dare alla mia pallina il tanto desiderato “nome e cognome”. Ma anche lì nulla di fatto “Signora mi dispiace ma la sua massa non si riesce ad identificare bene con la nostra strumentazione diagnostica”.

Il tempo passava e nessun elemento aggiuntivo

Era già passato un mese, scandito da vari controlli, l’ansia saliva ed io avevo sempre più dubbi e nessuna diagnosi chiara.

Ancora non del tutto scoraggiata, ritornai dalla mia ginecologa con i vari risultati e lei mi prenotò una visita con sua collega senologa al Policlinico Umberto I. Feci più visite con quella dottoressa, nella prima riscontrò lo stesso problema manifestato dai precedenti specialisti (la massa non si identificava per niente bene con la strumentazione eppure era sempre li, percepibile al tatto). Inizialmente mi diede degli anti infiammatori per vedere se questa “pallina” definita in precedenza un “addensamento ghiandolare” dopo una settimana si sarebbe ridotta.

Trascorsa una settimana, lei però era sempre lì, tonda e palpabile come sempre.

La presa di posizione

Andai all’ennesimo controllo, sfinita dalla miride di visite a dir poco scoraggianti. La dottoressa cambiò strumentazione ma niente di fatto, l’ennesimo macchinario che non rilevava nulla. Per la prima volta, dopo più di un mese di visite, sentii la parola “ago aspirato”.

“Io farei un ago aspirato per toglierci ogni dubbio” mi disse. “Magari al prossimo appuntamento lo facciamo”.

“Eh no dico io” – stufa di dover sempre aspettare – “Lo voglio fare ora!”.

La Dottoressa rimase stupita dalla mia presa di posizione, si organizzò, tirò fuori tutti gli arnesi del mestiere e iniziò a bucarmi. Non so come abbia fatto a trovare la forza tutto d’un tratto per sottopormi sedutastante a quell’ago lunghissimo… ce la feci, ero consapevole che da quel risultato avrei avuto finalmente un pò di chiarezza ad una situazione che era diventata a dir poco surreale.

Uscita dall’ospedale, scortata da mia madre, affiancai per un tratto di strada la dottoressa che mi disse “Non preoccuparti vedrai, di cose come la tua ne vedo tante, sarà un linfoadenoma, tranquilla!”.

La settimana più lunga della mia vita
Dovetti attendere una settimana prima di ricevere la chiamata della mia ginecologa che mi comunicava che era arrivato il referto dell’ago aspirato.
Lo ricordo come se fosse ieri quel momento.
Ero sola, era primo pomeriggio, ero in ufficio presa dal mio lavoro, quando tutto d’un tratto squillò il telefono.
Era lei, la mia ginecologa che senza troppi giri di parole mi disse:
“Francesca, è arrivato il referto, ti devo parlare. Puoi venire oggi pomeriggio nel mio studio?”
ed io che non riesco mai ad aspettare le chiesi “Dottoressa che succede?”
Lapidaria mi rispose “Non ho belle notizie da darti, la massa è un tumore maligno!”
In quel momento, fortunatamente mi trovavo nel bagno dell’ufficio, scoppiai in un panto dirompente, non riuscivo più a fermarmi. Pochi istanti dopo entrò una mia collega che mi trovò in uno stato di profonda disperazione e fu lei la prima persona con cui mi confidai e che mi offrì la sua spalla su chi piangere… ma mi sentivo sola, il mondo tutto d’un tratto mi era crollato addosso.
Non so come riuscii a trovare la forza di chiamare mio marito e mia madre per avvisarli di quanto stava accadendo e comunicargli che dovevo correre allo studio della Dottoressa.
Non so nemmeno come riuscii a tornare sana e salva verso casa con il mio scooter, talmente ero  sconvolta dalla notizia ricevuta poco prima.
Arrivai allo studio della Dottoressa e lì mi attendevano mio marito e mia madre pronti a farmi forza. Minuto dopo minuto, l’incredulità e la profonda disperazione si facevano sempre più forti.
La corsa contro il tempo era ufficialmente iniziata ed in quel momento in cui che avevo avuto quel responso la strada davanti a me era tutta in salita.
Mille domande spuntarono di colpo nella mia mente.
E adesso che si fa? Cosa mi succederà?
Per non parlare di quel “Perchè proprio a me?” che a volte ancora mi perseguita.

Fui indirizzata subito verso un bravo Professore Chirurgo dell’IFO che, confermò anche lui la diagnosi, mi fece fare altri accertamenti e mi operò a stretto giro. Dal quel giorno niente fu più come prima.

Ripensandoci ora, a mente lucida, a quel periodo, devo solo che ringraziare la mia ginecologa che grazie alla sua perseveranza e alla sua voglia di vederci chiaro mi ha spinto a fare mille visite e non accontentarmi di quel “ci vediamo fra 6 mesi” detto dalla prima specialista che mi aveva visitata.
Se non fosse stato per lei, se avessi aspettato altri sei mesi non si sa quel che mi sarebbe successo.
Quindi, gente, meglio sempre un controllo in più che uno in meno!
Cè la vostra vita in ballo!
 
Salute, pace e amore gente!

3 commenti su “La mia Diagnosi di tumore al seno: perché è importante richiedere più di un parere medico”

  1. laura ottonelli

    A CHI LO DICI…
    13 anni fa durante una visita ginecologica il medico ha avvertit una pallina che però era mobile quindi mi disse di non preoccuparmi. ho voluto fare ugualmente la mammo ed è risultato un tumore duttale infiltrante con micrometastasi. intervento, chemio e radio. il periodo più brutto della mia vita. ma dopo 10 anni cominciavo a rilassarmi: viaggi, sport, una vita semplice ma felice. l’undicesimo anno muore mia mamma dopo un calvario di 2 anni e io, che in quell’ultimo anno avevo avvertito qualcosa di strano a livello di stomaco e fegato, vado a fondo della questione anche se il medico mi diceva che andava tutto bene ed era solo un po’ di stress. metastasi a fegato, sterno, colonna e linfonodi. dopo undici anni e tuttii medici che ti dicono che sei paranoica… ilchirurgo ortopedico mi dice di non fare più assolutamente sport e di sedermi sul divano. esco dal suo studio e vado in bici, da due anni sono un po’ più prudente ma non mi sono arresa. quest’anno, markers che salgono di nuovo fitte al fegato ma la pet va così bene, dicono. non contenta faccio un’eco. di nuovo tumore al fegato. merda! cambio terapia e ora? ci riprogrammiamo e continuiamo a vivere, meglio che si può, perchè la vita è meravigliosa e guai a chi vuole portarmela via

    1. Mamma mia, hai ragione a volte bisogna fidarsi solo del nostro istinto ed acsoltare il nostro corpo nonostante tutte le rassicurazioni che i medici ci forniscono… La questione che dopo tanti anni sottovalutano la cosa, la condivido perchè mai abbassare la guardia! Mi dispiace leggere di questa nuova ricomparsa, ma non è la prima volta che sento una cosa del genere dopo tanti anni…Fai bene a fare sport, segui sempre ciò che il tuo corpo richiede, muoviti quando ne hai bisogno e riposati quando sei stanca ma non arrenderti se un medico ti nega lo sport, cercane un altro più accondiscendente…Brava! Ottimo atteggiamento… ti auguro di continuare così sempre perchè la penso esattamente come te!

    2. Quante volte i medici sottovalutano i nostri sintomi…per la fretta, perche’ hanno troppi pazienti…anche io sono “figlia” di una diagnosi sbagliata e oggi so che stanno ancora sottovalutando le mie perplessita’ e mi vivo ogni giorno in famiglia per stare con i miei cari piu’ che posso. Un abbraccio a te e alle altre sorelle di sventura❤️

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